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giovedì, Marzo 21, 2024

Nessuno qui è straniero

Riporto, dalla rivista di Emergency, alcuni passi di un articolo a firma di CG (Emergency).

Un domani non lontano il mondo sarà dominato da discendenti di coloro che oggi vengono definiti stranieri, gli altri rispetto agli occidentali della geografia e della storia, rispetto a noi ricchi e potenti che crediamo di dominare il presente. Il futuro sarà soprattutto di chi oggi lo sta costruendo, di chi scopre, apprende e produce; di coloro che chiamiamo “in via di sviluppo”.
Qualche storico ha chiamato “nascita della borghesia” l’affacciarsi sul proscenio della storia di coloro che si pensavano esclusivamente condannati a produrre beni dei quali altri, privilegiati, avrebbero dovuti fruire. Qualche filosofo ha immaginato una “dialettica servo-signore” col il servo, a diretto contatto con la natura materiale che ne diventa dominatore ed infine anche fruitore, relegando ai margini della storia e dell’umanità i signori , risultati oramai inetti parassiti.
La parola razza è priva di qualunque contenuto e significato scientifico. Il razzismo, per contro, ha un forte indiscutibile contenuto sociale e politico. E il caso, in Italia, indubbiamente si presenta. Se razzismo è una cattiva parola, evitarla è questione di buone maniere. Se il razzismo è una cattiva cosa, evitarlo è questione di civiltà.
I ricchi, i potenti, i protagonisti della storia non saranno per sempre gli attuali—non saremo per sempre noi. Non chissà quali future generazioni, ma già i più giovani abitatori attuali del mondo conosceranno grandi scambi di posizione tra gli ultimi ed i primi.
Se l’uguaglianza degli essere umani non è un’opzione facoltativa, le frontiere, le etnie, le appartenenze di qualsiasi genere perdono ogni rilevanza, ogni effetto nel riconoscimento della parità dei diritti—di qualsiasi diritto. Questo principio suggerisce comportamenti fraterni e d’amicizia, ma comportamenti analoghi suggerisce anche una non ottusa preoccupazione per il futuro proprio e della limitata comunità cui si appartiene. Per una volta, forse, s’incontreranno le convinzioni e le convenienze.

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