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Guardando “Inside Job”

E’ un film che parla della crisi economica che si protrae da qualche anno, col fallimento di alcune banche ma soprattutto del sistema di “deregulation” cioè senza regole, per creare finta ricchezza e che invece ha creato :

  • Speculazione
  • disoccupazione
  • danni all’ambiente
  • impoverimento economico
  • rafforzamento del potere economico su quello politico
  • lo svilimento del pubblico, grazie a politici compiacenti e “pagati” da lobby e potere economico, a favore del privato.
  • aumento del divario tra ricchi (sempre più ricchi) e classe media (sempre più povera) …. Figurarsi con i poveri 🙁

Alla fine del film ho capito che:

  • Peter Gabriel fa sempre bella musica
  • Alla fine i più poveri pagano il prezzo più alto (Strauss-Kahn)
  • I guadagni facili ed immediati  non sono mai tali e che tutto, prima o poi, ci ritornerà contro a livello collettivo e personale. L’avidità ha generato povertà.
  • Che come cittadini non valiamo nulla fintanto non ci ergiamo a protagonisti del nostro futuro, non demandando oltremodo e che siamo i primi responsabili di quanto accade e che siamo i primi a dover pretendere onestà, eticità, correttezza, rispetto mandando a casa chi ci sfrutta.
  • Ognuno faccia il proprio mestiere con dignità e professionalità e pretenda che anche gli altri lo facciano; altrimenti ci rimettiamo solo noi, i più deboli perché i più forti sapranno come difendersi.
  • 30 milioni di disoccupati (in crescita) subito ma i 50 milioni sono certi; decine di trilioni di dollari in fumo (come cacchio si scrive un trilione ?). Il mondo della Finanza ha voltato le spalle alla società, ai cittadini, ha corrotto il sistema politico.
  • Le banche non devono speculare o fare investimenti rischiosi coi soldi dei clienti  e vanno controllate. Ad un certo punto i banchieri hanno perso il limite della decenza, sentendosi onniscienti ed onnipotenti giocando sulla nostra pelle, sui nostri soldi, sul nostro futuro.
  • L’approssimazione e l’ignoranza dei politici in molti casi con evidenti  conflitti di interessi o peggio di appartenenza a banche o istituti  ha reso la crisi ancora più forte, non contrastandola fin dall’inizio.
  • Le lobby (poteri di pressione) fanno affari con destra e sinistra indifferentemente
  • A chi deve controllare non solo gli hanno ridotto i poteri facendo leggi a proprio uso e consumo, ma spessissimo hanno taciuto consapevolmente. Tanto funzionari di Stato, quanto giornalisti, quanto gli economisti, i professori universitari.
  • Fintanto sono esistiti i controlli sull’economia, il sistema pur deprecabile, ha retto. Con la deregolamentazione, le società finanziarie più grandi del mondo furono scoperte a riciclare denaro, defraudare i clienti e falsificare più volte i conti.

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Sintesi bozza CCNL TLC 2012-2014

Il link per la piattaforma è questo

Premessa

1)     Proposta unitaria in sintonia con la tradizione del settore e soprattutto nell’interesse delle lavoratrici e lavoratori.

2)     Il rinnovo del CCNL si riferisce a tutte le aziende del settore, committenti, outsourcer, appalti, insomma tutta la filiera e quindi deve parlare e rivolgersi ad aziende che hanno situazioni economiche diverse, complesse, talvolta contrastanti.

3)     La piattaforma proposta è emendabile, auspichiamo i suggerimenti di tutte/i per poi presentarla in sede di confronto nazionale sindacale e poi con le aziende (ASSTEL). Il limite dell’approvazione e del varo successivo è slittato ad inizio ottobre.

Scenario

Il settore dell’ICT presenti da alcuni anni una continua riduzione dei ricavi e una compressione dei margini.  Tale flessione ha impattato in modo negativo il resto della filiera TLC. La crisi economica si è fatta dunque sentire ma nel settore TLC ha creato comunque meno problemi, “il sistema tiene” e la ripresa, pur lenta, è in atto.

Si assiste a una lieve  riduzione del numero degli addetti interni alle aziende di TLC a fronte di una crescita degli addetti in Outsourcing.  In generale sembra molto ridotta la capacità di creare nuova occupazione.  Questa situazione sta comportando una riduzione del peso del settore sul PIL.

In Italia, l’assenza di una politica industriale regolamentata ed incentivante gli investimenti in innovazione ha creato grossi contraccolpi ed il settore ha visto però, in questi tre anni, contrarsi sia l’occupazione che la massa salariale complessiva in misura molto più che proporzionale rispetto al fatturato e questo si è registrato lungo l’intera filiera delle TLC (operatori con licenza, appalti informatici e impiantistici, call center). Pesano a livello occupazionale il mancato decollo degli investimenti sulla NGN, pesano i limiti di un sistema regolamentare farraginoso con un alto tasso di “contenzioso” tra gli stessi operatori e, sugli appalti/subappalti, pesa una costante politica di “deregulation” con gare al massimo ribasso, dumping, delocalizzazioni, deresponsabilizzazione dei grandi committenti.

Ci vogliono regole per dare equilibrio al settore e soprattutto ai lavoratori, dando garanzie ai più deboli.

Clausole sociali, garanzie nonché WELFARE

Il CCNL deve essere elemento centrale dando certezze ed uniformità di trattamento economico per tutti i lavoratori in tutto il territorio nazionale, per fronteggiare la forte competizione tra aziende che non diventi concorrenza selvaggia e sleale.

Ribadiamo la richiesta alle nostre controparti di farsi carico di forme di responsabilità in capo al committente per garantire la continuità occupazionale in caso di grave crisi o fallimento degli outsourcer e delle imprese a cui sono stati conferiti rami d’azienda, assegnando la commessa (con l’obbligo di assunzione dei lavoratori impiegati) ad un altro outsourcer operante nel medesimo territorio.

Introduzione di TABELLE di COSTO MEDIO per ORARIO LAVORO in base a livelli di specializzazione richiesti per fronteggiare concorrenza sleale, differenze di costi di gara troppo grandi.

Contrastiamo le delocalizzazioni mediante la garanzia alla privacy e della conservazione su territorio nazionale dei dati dei nostri clienti.

Aumento al 2% del contributo delle aziende per chi è iscritto a Telemaco e versa la quota mensile volontaria.

Prevedere che la modalità di adesione al Fondo Sanitario di Settore, per quei lavoratori che non abbiano nessun’altra copertura aziendale integrativa, sia automatica e basata sul meccanismo del silenzio/assenso.

Va resa effettivamente esigibile la trasformazione dei contratti da full-time in part-time con totale fruibilità delle richieste dei lavoratori in quelle aziende che applicano ammortizzatori sociali.

Rafforzamento dell’art. 22 del CCNL con l’inserimento della fattispecie del “telelavoro mobile o mobile working”, estendendo diritti e tutele minime e omogenee (verifica del rispetto dell’orario di lavoro, verifica delle prestazioni straordinarie, riconoscimento dei tempi di percorrenza e spostamento, ecc.) e demandando al livello di contrattazione aziendale

INQUADRAMENTO e PROFESSIONALITA’

Senza giri di parole, anche i riconoscimenti professionali sono salario per i lavoratori nonché un costo per le aziende ma che a fronte dell’alta professionalità dei lavoratori, richiesta per l’alta innovazione tecnologica e per fornire servizi eccellenti, è doverosa.

Introduciamo il passaggio automatico dopo 24 mesi per 3°à 4° e 36 mesi per 4° à 5°

Ampliare le figure professionali da passare al 5°S: specialista attività tecniche di rete ed operatore specialistico di customer care fermo restante gli accordi già presenti in azienda.

Si aggiungono al supporto specialistico, Progettista/Realizzatore di rete; Programmatore esperto; Supervisor attività di caring;

Distinguendo tra personale 6° operativo che necessita di uno specifico riconoscimento e personale 6° e 7° che svolge attività di coordinamento e – accettato il principio – demandare alla contrattazione aziendale la più chiara identificazione delle aree operative e delle aree di coordinamento.

Per la figura del Quadro, in virtù del riconoscimento alla categoria dei Quadri di un ruolo di responsabilità Civile e Penale derivante dalle mansioni svolte, si richiede la rivalutazione economica della “indennità di funzione” ferma dal 2000 (pari ad euro 98,13).

ASPETTI ECONOMICI e SALARIALI

Modifica dell’art.56 del CCNL affinché il contratto di II livello sia esigibile. I soldi del II° livello non compensano né escludono il I° livello nazionale.

IPCA (Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato su base europea)

La proposta è di 140 euro ben superiore al valore dell’IPCA in virtù del buon andamento del settore. Il precedente rinnovo era pari a 129 euro.

Che gli aumenti non siano assorbibili dall’azienda (come è accaduto in Ericsson).

Che l’Elemento di Garanzia Retributiva (II° livello do ve non c’è) sia esigibile

…la lotta dei lavoratori Agile, ex Eutelia, ex Getronics, ex Bull, ex Edisontel, ex Olivetti continua…

La lotta dei Lavoratori OLIVETTI ex EUTELIA ha fatto il giro dell’Italia intera e contestualmente ha avuto un notevole rumore mediatico, anche grazie alle gesta del loro Amministratore Delegato che è balzato agli onori della cronaca per la aggressione notturna ai lavoratori che occupavano la sede di Roma.
Non voglio dilungarmi sulla storia, tristemente nota, bensì vorrei soffermarmi sulle vicissitudini della sede ex EUTELIA di Napoli dove i lavoratori non percepiscono alcun reddito da 5 mesi e da ben due mesi sono accampati strenuamente in difesa del loro diritto al lavoro, senza energia elettrica , né riscaldamento, con uno sfratto esecutivo in itinere che li porterà a breve a non avere neanche più una sede dove aggregarsi.
Tra questi colleghi ci sono ingegneri, periti , laureati in ogni tipo di discipline, diplomati, uomini e donne che stanno sopportando umiliazioni oltre il sopportabile e l’immaginabile.
Questi lavoratori organizzeranno un gazebo il giorno 17 dicembre p.v. nel Centro Direzionale di Napoli ed il 19 in P.za Trieste & Trento allo scopo di raccogliere fondi per sostenere almeno in parte il loro reddito, che ricordiamo essere totalmente assente, senza alcuna forma di ammortizzatore sociale , da oltre 5 mesi.
Sosteniamo questa loro richiesta , aiutiamo questi amici meno fortunati , andando a visitare il loro Gazebo e regalando a loro,  se non altro, il nostro sorriso e la nostra solidarietà di uomini, donne e lavoratori.

Grazie per l’aiuto che sicuramente darete

Una “catena di Sant’Antonio” via e-mail per i lavoratori di Agile, ex Eutelia

Ricevo e pubblico da Pasquale d’Italia.

La presente email fa parte di una pseudo catena di e-mail per far conoscere la crisi di Agile-Eutelia: è quanto è stato ideato da noi lavoratori sotto licenziamento dell’azienda informatica per cercare di far conoscere la nostra situazione, che, lamentiamo, è ignorata ad ogni livello dai media nazionali.

Quindi, se sei solidale con noi inoltra questa mail ad almeno 10 amici nei prossimi 30 minuti, non ti costa nulla, ma avrai il ringraziamento di tutti i lavoratori e le Lavoratrici di Agile ex Eutelia che da mesi sono senza stipendio. Altrimenti questa azienda morirà.

E’ iniziato il licenziamento dei primi 1200 lavoratori di OLIVETTI-GETRONICS-BULL-EUTELIA-NOICOM-EDISONTEL TUTTI CONFLUITI in: AGILE s.r.l. ora Gruppo Omega

Agile ex Eutelia è stata consegnata a professionisti del FALLIMENTO.

Agile ex Eutelia è stata svuotata di ogni bene mobile ed immobile.

Agile ex Eutelia è stata condotta con maestria alla perdita di commesse e clienti .

Il gruppo Omega continua la sua opera di killer di aziende in crisi, l’ultima è Phonemedia 6600 dipendenti che subirà a breve la stessa sorte.

Siamo una realtà di quasi 10.000 dipendenti e considerando che ognuno di noi ha una famiglia, le persone coinvolte sono circa 40.000 eppure nessuno parla di noi. Abbiamo bisogno di visibilità mediatica, malgrado le nostre manifestazioni nelle maggiori città italiane (Roma – Siena Montepaschi – Milano – Torino – Ivrea – Bari – Napoli – Arezzo – ) e che alcuni di noi sono saliti sui TETTI, altri si sono INCATENATI a Roma in piazza Barberini, nessun giornale a tiratura nazionale si è occupato di noi ad eccezione dei TG REGIONALI e GIORNALI LOCALI.

NON siamo mai stati nominati in nessun TELEGIORNALE NAZIONALE perchè la parola d’ordine è che se non siamo visibili all’opinione pubblica il PROBLEMA NON ESISTE.

Dal 4-Novembre-2009 le nostre principali sedi sono PRESIDIATE con assemblee permanenti.

Contribuite a diffondere la notizia!

Grazie da tutti  i lavoratori e le Lavoratrici di Agile ex Eutelia che da mesi sono senza stipendio. Altrimenti questa azienda morirà

Le Lavoratrici e i Lavoratori di Agile s.r.l. – ex Eutelia

La sede Agile Eutelia di Roma presidiata dai lavoratori che protestano contro i licenziamenti in mas

(di Gennaro Molino)
Questa mattina una folta delegazione di lavoratrici e lavoratori della società Agile/Eutelia della sede di Roma ha interrotto ogni attività lavorativa e iniziato un presidio all’interno dell’azienda.
L’iniziativa si è resa necessaria a causa della drammatica situazione in cui versano gli oltre 2000 dipendenti e rispettive famiglie per via di una scellerata gestione aziendale che li sta privando di ogni prospettiva futura e di ogni forma di retribuzione da diversi mesi.
Il 15 giugno il gruppo Omega, grazie ad una falsa cessione di ramo d’azienda fatta dalla società Eutelia per ripulire i propri bilanci fraudolenti e fallimentari, ha acquisito la nostra azienda prospettando per tutti i lavoratori grandi orizzonti lavorativi e di sviluppo. Oggi dopo soli 4 mesi il gruppo Omega apre una procedura di licenziamento collettivo per 1200 dipendenti su 1880 (solo nella sede di Roma 284 su 439) gettando nella disperazione più assoluta centinaia di famiglie.
Non siamo in presenza di errori imprenditoriali. Nei fatti mai nessun vero progetto di sviluppo è stato realmente non solo affrontato, ma addirittura semplicemente concepito!
Una azienda di servizi informatici che chiude i propri magazzini di rifornimento, che non conquista nuovi clienti e nuovi contratti, che perde giorno dopo giorno le commesse che aveva ereditato da Eutelia ed ancor prima da Getronics (Olivetti) e da Bull, è una aziende che ha un solo scopo: mandare a casa i lavoratori e speculare sui proventi.
E’ per questo che abbiamo deciso, con molta rabbia ma altrettanta determinazione, di interrompere le attività lavorative e di presidiare in forma permanente e dall’interno, i locali dell’azienda. Non intendiamo lasciare i locali dell’azienda sino a che la nostra vertenza non trovi un degno interlocutore istituzionale che reputiamo possa essere solo la Presidenza del Consiglio dei Ministri nella persona del Sottosegretario Gianni Letta che già in passato è intervenuto su importanti vertenze come quella dell’Alitalia.
I lavoratori di Eutelia/Agile, hanno la stessa dignità dei lavoratori di Alitalia! Chiediamo inoltre il ritiro della procedura di licenziamento per poter affrontare un vero progetto industriale diverso da quello della disoccupazione!
Roma 28/10/2009 LE LAVORATRICI ED I LAVORATORI AGILE /EUTELIA

La crisi rischia di far sparire l’ultimo pezzo di Olivetti

Siete più forti di loro, siamo più forti di loro.

(da Libero News)
Ai 2mila addetti di Agile che corrono il rischio di perdere il posto di lavoro salire sul tetto, per ora, non è servito. L’incontro fra sindacati e vertici aziendali, previsto per ieri a Roma nella sede del ministero per lo Sviluppo economico, è saltato. Così la protesta prosegue. Il responsabile del dicastero di via Veneto, Claudio Scajola, ha fissato una nuova data (22 settembre) e poi ha stigmatizzato l’assenza dei dirigenti di Agile.

Alla fine da Scajola sono andati solo i rappresentanti dei lavoratori che da oltre due mesi non ricevono lo stipendio. In bilico c’è il futuro di «una delle più importanti realtà di servizi tecnologici e informatici del nostro Paese», spiega un documento sindacale pubblicato ieri su rassegna.it.

Una vicenda in parte figlia della crisi finanziaria internazionale che adesso potrebbe far sparire l’ultimo pezzo della storica Olivetti. La faccenda è assai complicata e figlia di una sfilza di passaggi societari.
Il primo nel 2000, quando il colosso mondiale Getronics International rileva rami d’azienda e imprese dal gruppo di Ivrea, all’epoca in mano a Carlo De Benedetti.
Nel 2006, quelle attività tornano in mani italiane. Grazie alla svendita che ha consentito a Eutelia – azienda italiana operante nel settore delle telecomunicazioni – di concludere l’operazione al prezzo simbolico di 1 euro. Nel 2007 entra in ballo anche il Monte dei paschi di Siena che fa il suo ingresso nel capitale di Eutelia con una quota di poco superiore al 2% e successivamete ridotta.
Poi la cronaca di questi ultimi mesi con tutte le difficoltà cagionate dalla bufera finanziaria. Eutelia ha cominciato ad avere seri problemi sin dai primi mesi di quest’anno. A marzo la società di revisione, PriceWaterhouseCoopers non ha certificato il bilancio 2008 della società guidata da Angelo e Samuele Landi, esprimendo, così, dubbi sulla continuità aziendale.
Poi a giugno Eutelia decide di liberarsi di quelle attività che finiscono così sotto un nuovo cappello societario e cioè Agile srl. E subito nascono i problemi e i contrasti sul piano industriale. Non a caso, i sindacati ci hanno messo un attimo a far scattare l’allarme rosso. Preannunciando 2mila licenziamenti e cassa integrazione a tappeto a partire dallo scorso luglio.

L’ultima puntata ieri. Con le prime linee di Agile che hanno disertato il faccia a faccia alla presenza del ministro Scajola. Secondo il segretario generale della Uilm, Antonino Regazzi , si tratta di «un atteggiamento inaccettabile che offende istituzioni e lavoratori». Allo sciopero di ieri, c’è da scommetterlo, seguiranno nuove proteste. Ma lo stipendio, probabilmente, non arriverà nemmeno alla fine di settembre.

Da Repubblica – ed. Roma
I lavoratori ex Eutelia hanno sfilato in corteo piazza della Repubblica verso il dicastero del ministero dello Sviluppo economico. In cinquecento, da tutta Italia, si sono radunati in piazza della Repubblica e hanno dato vita alla manifestazione autorizzata.

La polizia e i carabinieri hanno chiudo al traffico via del Tritone, via Veneto e via di San Basilio, con pesanti ripercussioni sul traffico cittadino. I manifestanti alla fine del corteo, si sono raccolti in piazza Barberini, in attesa dell’esito dell’incontro tra ministero dello Sviluppo economico e sindacati.

Dal mese di giugno oltre 2.000 dipendenti di Agile, società che ha acquisito il ramo d’impresa IT ex Eutelia, non percepiscono lo stipendio.

Il ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, al termine dell’incontro con le organizzazioni sindacali per l’esame della grave situazione della società Agile (ex Eutelia), ha stigmatizzato l’assenza della direzione aziendale, il cui comportamento non trova alcuna giustificazione ed ha precisato che nessuna interlocuzione nè diretta, nè indiretta è fin qui avvenuta diversamente da quanto asserito.

Per questo, informa una nota, il ministro “ha richiamato il management aziendale a confrontarsi seriamente con le organizzazioni sindacali e le istituzioni locali e centrali”.

Inoltre Scajola ha garantito l’impegno del proprio dicastero per dare soluzione ai gravissimi problemi ancora aperti: in particolare l’impegno “a sollecitare la immediata soluzione del problema di tutte le spettanze arretrate entro la data del 22 settembre prossimo in cui si terrà l’incontro presso il Ministero; ad intervenire sui principali clienti/fornitori al fine di evitare il blocco delle attività, a verificare le prospettive produttive delle aziende controllate dal Gruppo Omega, a verificare la possibilità di destinare le risorse provenienti dai clienti dell’azienda al pagamento prioritario e diretto degli stipendi dei lavoratori; a coinvolgere la società Eutelia, quale soggetto cedente le proprie attività ad Agile nei prossimi incontri”. Infine, conclude il comunicato, sarà valutato con gli organismi competenti l’esigibilità dei rimborsi Irpef non ancora erogati.

A tutte le lavoratrici ed ai lavoratori di Agile/Eutelia/Olivetti o come diavolo li vogliamo chiamre vi dico NON MOLLARE …. vi stanno colpendo per indebolirvi, ma l’inefficienza, la prepotenza della parte datoriale non deve spaventarvi anche se è complicato andare avanti, senza soldi, con mutui e spese da onorare.
Siete più forti di loro, siamo più forti di loro.

Monaco di Baviera: No al nucleare ed al carbone, si all’energia rinnovabile

BERLINO – No al nucleare, no al carbone: siamo una metropoli tra le più moderne del mondo, vogliamo diventare una metropoli che usa e consuma solo energia ecologica, da fonti rinnovabili: eolica, solare, idroelettrica. La scelta è di Monaco di Baviera, la postmoderna, iperindustriale e ricchissima capitale bavarese. La quale ha deciso di approfittare del prossimo addio al nucleare per convertire a fondo la copertura del suo fabbisogno d’energia: prima, cioè dal 2015, la totalità delle utenze private, poi dieci anni più tardi, dal 2025, anche quelle industriali e commerciali dovranno ricevere dall’azienda dell’energia elettrica cittadina, la Stadtwerke Muenchen (SWM) soltanto energia ecologica.

E’ una scommessa nuova, probabilmente una novità in assoluto a livello mondiale: già esistono in Europa e altrove sulla Terra moltissimi villaggi e cittadine che usano solo energia ecologica e rinnovabile. Ma Monaco è una città di oltre un milione di abitanti nel cuore del vecchio continente, una metropoli prospera e pulsante, una locomotiva economica e finanziaria della Ue: ospita le case madri di aziende global player come Bmw o Siemens, come European Aerospace Eads o il colosso assicurativo Allianz, solo per citarne alcune.

La Baviera, si sa, è uno degli Stati più conservatori della Germania, governato dalla Csu, unione cristianosociale, partito fratello locale della Cdu di Angela Merkel. Ma nel bastione cristianoconservatore la capitale Monaco è un’eccezione: la guida da anni il popolare borgomastro (sindaco) socialdemocratico (Spd) Christian Ude, alla testa di una giunta composta dal suo partito e dai Verdi. Ed è stata la giunta a lanciare il programma di riconversione totale della produzione di energia cittadina.

SWM è l’unica azienda produttrice di elettricità a dimensione cittadina e non regionale o nazionale che in Germania sia rimasta proprietà del comune: le altre sono state privatizzate. E così SWM, di cui sono clienti il 95 per cento degli abitanti della città, negli anni del boom di Monaco, è diventata il quinto produttore tedesco di energia, dopo i colossi Eon, Enwb, Vattenfall e Rwe. Siccome la centrale nucleare di Isar 2, che attualmente fornisce il 25 per cento del fabbisogno di energia della città, verrà spenta nel 2020 nel quadro del programma tedesco di addio all’atomo civile, Monaco ha fretta.

La SWM sta investendo alla grande in progetti per la produzione di energia rinnovabile ovunque: dall’Andalusia, dove finanzia al 50 per cento un’enorme centrale solare che sarà pronta nel 2011, fino a un enorme parco eolico nel Mare del Nord. Ironia della sorte: gli investimenti sono possibili grazie agli utili realizzati ancora dalla centrale nucleare.

(12 settembre 2009)
http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/ambiente/monaco-ecologica/monaco-ecologica/monaco-ecologica.html

Eutelia, al via il tavolo sulla crisi

Da Rassegna.it sintetizzo un articolo sulla società Eutelia e soprattutto su 2000 posti di lavoro a rischio licenziamento, nonostante sia il 4° operatore TLC, frutto di scelte che d’imprenditoriale non hanno nulla, ma solo fare profitto a basso costo, sulla pelle dei lavoratori.

Si è tenuta il 27 aprile, presso il ministero dello Sviluppo economico a Roma, la prima riunione del “tavolo di crisi ristretto” sulla vertenza Eutelia, cui prendono parte anche la presidenza del Consiglio dei ministri e i rappresentanti di alcune delle Regioni dove l’azienda è presente con le proprie sedi operative.

“Ciò – ricorda il sindacato – rappresenta sicuramente un passo avanti, nella direzione di un coinvolgimento ampio delle istituzioni nazionali e locali, per evitare in ogni modo l’attuazione di un piano industriale scellerato di dismissione del settore Information Technology, che porterebbe all’apertura delle procedure di licenziamento collettivo per circa 2.000 lavoratori“.

Si realizzerebbe così, a giudizio del sindacato, “la dispersione di un patrimonio di professionalità in informatica e telecomunicazioni, acquisito rilevando per una manciata di spiccioli aziende come Getronics Bull ed Eunics, scaricando come sempre sui lavoratori i costi della malagestione praticata in questi anni dalla proprietà aziendale“.

E’ utile ricordare, infatti, che Eutelia è il quarto operatore italiano di Tlc e che detiene molte commesse riferite alla Pubblica Amministrazione  (Camera e Senato, Inail, Inpdap, Ministeri, Regioni, Province, Comuni, ASL, Poste, Enel, Arma dei Carabinieri…) ed altre riferite a grandi gruppi bancari (Banca d’Italia, BNL, Intesa, San Paolo IMI, Gruppo MPS, Unicredit…), ai trasporti (Aeroporti di Roma, Alitalia, Autostrade, Tele Sistemi Ferroviari…), all’industria (Fiat, Pininfarina, Shell Italia, Ferrero…) e alla grande distribuzione (Coop, Esselunga, Conad…).
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Ericsson mobilità anche per i lavoratori H3G

Da Zeus.com evidenziamo come la crisi di tante aziende anche nel settore TLC stia portando sempre più incertezza e soprattutto difficoltà economiche, di stabilità di lavoro.
Praticamente, l’articolo evidenzia che Ericcson ha messo in mobilità 300 dipendenti, di cui 95 ex dipendenti di H3G ….. Con H3G che si è molto ridimensionata in questi anni per i tanti debiti accumulati.
E chi ne fa le spese ? Sempre e solo i lavoratori.

La fine della Job-Rotation ed il miraggio dell’equilibrio (di Rino Errico)

Nei giorni scorsi (8, 9 e 10 dicembre) si sono svolte le assemblee sulla chiusura della piattaforma di II° livello e (per la sola CGIL) sullo sciopero generale che di lì a poco – il 12 dicembre – ci sarebbe stato. Da prassi, in questa circostanza, cosa che del resto succede quotidianamente tra i lavoratori dei Call Center, si è discusso anche, sul tema della divisione del tempo di lavoro in Front-Line (FL).

Sorvolo dolendomene, visto che cosi hanno fatto i lavoratori, sulla non votazione dell’accordo di II° livello; per passare immediatamente al tema, considerato dai più, di maggiore interesse.

In sintesi, per i meno addentri all’argomento: Quanta parte della giornata lavorativa, dei consulenti telefonici è dedicata alle telefonate, vere e proprie, con i clienti e quanta parte ad altre attività no voice.
L’argomento, è delicato, non è dei più leggeri e merita attenzione perché investe la quotidianità e la qualità della vita dei lavoratori dei Call Center. Argomenti sui quali non si scherza, e che non possono essere sottovalutati da nessuno. Azienda e sindacato.
La discussione, in assemblea, è stata animata; si sono verificati degli “sfoghi” (e ci mancherebbe visto i temi), degli strascichi ed ancora altre discussioni (tra i lavoratori, tra le RSU, tra operatori telefonici e sindacati). Tutto giusto perché: quando si discute tanto significa che c’è interesse sull’argomento all’origine del confronto/scontro. La democrazia si nutre anche di questo. Unico neo, nella discussione, la quasi assenza del peso, della responsabilità, dell’azienda.
L’azienda è rimasta, anche nel confronto/scontro, sullo sfondo del dibattito – quasi non è l’unica reale responsabile dell’organizzazione del modello, e del contenuto, del lavoro. Cosa produrre, come farlo.
Prima di continuare e, per meglio capire come si è arrivati a questo punto, c’è bisogno di fare un passo indietro.
Diversi anni fa fu inserito – non era una novità (lo schema, per certi aspetti, esiste da sempre) né un’invenzione della nostra azienda – la job-rotation (JR) tra le attività lavorative, del CC Mobile Consumer. La mia idea era che questa dovesse durare un tempo limitato – una/due rotazioni complete dei Service Team (ST) – per poi evolvere naturalmente in una gestione diversa della clientela (microgruppi di lavoro che gestiscono, tipo piccolo CC, un proprio parco cliente in un rapporto più stretto – quasi personalizzati). Questo non c’è stato e l’azienda, sbagliando clamorosamente, a preferito continuare a far ruotare i lavoratori (ma i consulenti telefonici erano contenti di farlo) senza offrire nessuno sviluppo professionale agli addetti e senza aggiungere niente ad uno schema che, inevitabilmente, avrebbe mostrato il fianco a chi ne voleva la fine.
Purtroppo: gli stessi che hanno gestito, in modo così poco avveduto, la JR non sono riusciti a partorire alternative alla sua abolizione; negando in questo modo una loro precedente scelta. Sembra impossibile, ma si è passati, senza un’ah o un bah, dal “Viva la JR” a “Via la JR”. Rimozioni neurotemporali od implosioni neuronali?
Quindi senza progetti alternativi, senza sbocchi; la JR era diventata un’indifendibile figlia di nessuno. Troppe poche attività da gestire in Back-Line (BL) per le persone che periodicamente vi si dedicavano. Principalmente, con questa ragione la si è fatta fuori. E’ a questo punto che dal cilindro sbuca il rapporto 65% di cuffia e 35% di altro.
Ma, mi chiedo: se erano troppi 2 ST per le attività di BL, regge l’ipotesi (tutta aziendale?) che vede possibile il 35% del tempo dei singoli consulenti (parente a 3,5 ST) dedicato ad attività non di cuffia; ossia di BL?
Delle due l’una: o c’era bisogno di più risorse in BL (prima) e quindi i Csc che gestivano il lavoro, in JR, erano superproduttivi, oppure erano (sempre prima) troppi due ST in BL ed il 35% è, con la nuova organizzazione, un valore troppo alto. I numeri sono numeri.
Ho l’impressione che la percentuale altro (35%) è stata, in un primo momento, sparata alla grossa – mettendoci dentro un po’ di tutto; anche le pause – per essere accattivante a fronte della fine di un’organizzazione del lavoro ben vista dagli addetti ai Call Center (la JR).
L’impostazione aziendale è risultata, la solita e consolidata: a parole ci si confronta con gli addetti, ed i loro rappresentanti, ma nella realtà ogni area operativa va per la sua strada contando sul tempo e sull’oblio generale. L’importante è gestire – al limite dedicando un po’ di tempo e parole ai lavoratori – non risolvere. Siamo ancora una volta all’apparenza che divora la sostanza.
Ma i lavoratori non dimenticano (come possono dimenticare qualcosa che fa parte, tutti i giorni, di loro stessi) gli accordi, anzi in ogni occasione, e giustamente, ne chiedono conto.
Ora che tante parole sono state dette, ma niente è cambiato, come nella fiaba, “il re è nudo”. Risposte vaghe o che rimandano sine die non sono accettabili. Perché, cara azienda, vi siete affrettati ad una riorganizzazione se non eravate pronti? Si chiede agli addetti rapidità e flessibilità e, chi comanda, non è in grado di gestire i tempi di una riorganizzazione che nessuno le impone. Bell’esempio di programmazione e d’efficienza.
C’è, invece, bisogno, se non si vuol uscire dal ridicolo, di una risposta che prefiguri un impegno e dei tempi certi.
I numeri, nella percezione quotidiana dei lavoratori, non quadrano – non credo che, in questo scenario, possano quadrare – ma, il rispetto – del senso – dell’accordo va onorato. E nell’accordo, come in ogni accordo, c’è, prima di tutto, rispetto e credito tra le parti e per le parti.
Bisogna riempire di significato, di professionalità, le attività che sono svolte in azienda – sia nei tempi di FL sia in quelli di BL.
Si può fare ma, come sempre, dipende prima di tutto dal modo di stare in azienda. Dal modo di stabilire i rapporti di lavoro e di dipendenza.
Tutti i soggetti in campo, ognuno per quanto gli compete, devono recitare con cura la propria parte. Prima di tutti, come responsabile principale, l’azienda se è convinta di poter onorare l’impegno (tra l’altro da lei proposto) del rapporto 65%/35%; lo faccia realmente e trovi il modo che consenta, per ogni singolo lavoratore, di non rispondere più alle telefonate una volta raggiunto il 65% del tempo di conversazione telefonica. Se invece, non può onorare l’impegno preso, lo dica, e sia disponibile a trovare una via d’uscita. Il sindacato, in modo più tempestivo, sia pronto a denunciare anche le, apparentemente, piccole e quotidiane scorrettezze e/o violazioni e si affretti, nella fattispecie a chiedere conto all’azienda di quanto promesso. Infine i lavoratori evitino di oscillare tra il forno aziendale al quale si rivolgono con individualismo di comodo e quello sindacale dal quale, devono pretendere tutela dei diritti nel rispetto dei doveri ma, qualche volta, si aspettano soluzioni che spesso sono messe in crisi dalla precedente oscillazione.
Rino Errico

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