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INAIL – Sintesi dati 2011

L’analisi dei dati gestionali del 2011 evidenzia un aumento del portafoglio aziende, con 3.343.812 unità – pari al +1,03% – pur a fronte del perdurare della crisi economica.
Aumentano anche, in misura minore(+ 0,58%), le posizioni assicurative (Pat), che ammontano a 3.818.842.
 Sul piano finanziario, si rileva un incremento del 2,41 % delle entrate in conto cassa per premi assicurativi segnando una inversione di tendenza sul risultato del 2010
L’INAIL nel 2011 ha esteso le proprie tutele a circa 16 milioni di lavoratori. In diminuzione del 2,77 % le rendite in gestione (828.803) rispetto al 2010, come conseguenza da un lato del miglioramento dell’andamento infortunistico
Le rendite costituite sono state 16.442, in diminuzione dello 0,33% rispetto al 2010.
Tale calo è determinato esclusivamente da una riduzione delle rendite costituite a seguito di infortunio (-1,33%) e del riconoscimento della silicosi o asbestosi (- 5,78%), mentre quelle costituite a seguito del riconoscimento delle altre malattie professionali sono in aumento (+2,81%).
La sostanziale tenuta dei livelli produttivi è stata realizzata malgrado un preoccupante calo del 4,42% del personale in forza, attestato su 9.269 addetti (si ricorda che cinque anni fa erano oltre 12 mila)

Statistiche su Infortuni e Malattie Professionali

Nel 2011 prosegue e si conferma ulteriormente l’andamento decrescente degli infortuni sul lavoro che è in atto nel nostro Paese dalla fine degli anni sessanta.
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Dopo la strage in Colorado: boom nelle vendite di armi

Questo interessante post di Rampini (che adoro) pubblicato su Repubblica.it http://rampini.blogautore.repubblica.it/2012/07/25/dopo-la-strage-in-colorado-boom-nelle-vendite-di-armi/

Continuo a non comprendere come sia possibile pensare che armarsi, possedere un’arma sia sinonimo di libertà e  di difesa personale. Con tutte le brutte esperienze che si fanno, quante volte ho invocato un’arma per difendermi, per reagire ad un sopruso in quel momento che ritenevo inaccettabile e successivamente ho analizzato con più raziocinio.

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La prima reazione alla strage di Aurora: una forte impennata nelle vendite di armi, in fortissimo aumento in questi giorni nello Stato del Colorado. E’ proprio la risposta auspicata e suggerita dalla potente lobby delle armi, la National Rifle Association: che si è affrettata a dare la sua “interpretazione” dell’accaduto: se in quel cinema di Aurora ci fossero stati dei “buoni cittadini” armati fino ai denti, il loro intervento avrebbe neutralizzato l’assassino. Dunque le stragi non inducono un ripensamento, anzi.
283 milioni di armi da fuoco possedute da civili, escluse quelle in dotazione a polizia e militari: quasi una per ogni americano. 11 milioni di nuove armi vendute ogni anno. E’ l’Arsenale America: la nazione più ricca del mondo è armata fino ai denti, convinta così di “difendersi” dal pericolo, oltre che di realizzare un sacro diritto costituzionale. Il risultato che ottiene è l’opposto. Ogni anno centomila americani vengono colpiti con armi da fuoco, l’anno scorso oltre 31.000 ne sono morti, 67.000 sono rimasti feriti spesso gravemente e con conseguenze irreparabili. Dall’inizio di quest’anno siamo già a quota 54.931 vittime tra morti e feriti, con un ritmo di 121 uccisi al giorno. Il conteggio viene tenuto ora per ora sul sito del Brady Center, l’ong che prende il nome dall’ex addetto stampa di Ronald Reagan che fu ferito e paralizzato nel 1981 nell’attentato contro il presidente. Dal 1968, l’anno in cui furono assassinati Martin Luther King e Bob Kennedy, l’ecatombe si avvicina alle più gravi guerre della storia umana: un milione di morti.
Il tasso di omicidi con arma da fuoco negli Stati Uniti è venti volte superiore alla media delle altre nazioni sviluppate, un raffronto che venne già usato da Michael Moore nel suo documentario “Bowling for Columbine” (grande successo di pubblico e di critica; conseguenze pratiche: zero). Contro l’ideologia del “difenditi da solo”, le prove sono schiaccianti: chiunque abbia in casa un’arma ha cinque volte più probabilità di usarla per suicidarsi, tre volte più chance di essere autore o vittima di un omicidio.

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TLC – ancora scontro sul rinnovo CCNL

Purtroppo in linea con il comunicato precedente, ecco un ulteriore comunicato in riferimento al rinnovo del nostro contratto nazionale, dunque valido per tutti i lavoratori e le aziende del settore TLC che vi aderiscono.

Sono state avviate le procedure di raffreddamento con un settembre che a prescindere dalle condizioni climatiche si preannuncia molto bollente.

 Si invita, nel comunicato, a sospendere “tutte le trattative inerenti le riorganizzazioni aziendali”   nonché “la

definizione di percorsi formativi finanziati procedendo a non sottoscrivere accordi sulle procedure di mobilità, sul ricorso ad ammortizzatori sociali, su progetti formativi e altre intese finalizzate a incrementare efficienze aziendali

Per quanto concerne Wind noi stiamo dialogando con l’azienda proprio sull’efficientamento e la riorganizzazione per tentare (meglio essere sempre prudenti) di evitare l’esternalizzazione di 1600 colleghe/i  e dunque il messaggio di sospensione  è in antitesi con ciò che stiamo facendo con la stessa Segreteria Nazionale.

Ovviamente condivido la finalità e lo scopo di tale messaggio, cioè fare pressing su ASSTEL e che ci sono tante altre aziende che hanno ancora “più necessità di noi di un confronto sull’ottimizzazione e riorganizzazione nonché formazione” però ai lavoratori bisogna dare messaggi che non diano adito ad incomprensioni.

Il 26 luglio sarà decisa la data per lo sciopero sul rinnovo del contratto nazionale.

Rinnovare il contratto nazionale significa soldi, recupero del potere di acquisto dei beni, significa più tutele e garanzie, insomma non è un argomento sciocco o che poco impatta sulla nostra vita lavorativa, anzi è di fondamentale importanza.

Il pareggio che è sconfitta

Non mi riferisco ad un risultato calcistico del mio amato Napoli 🙂 ma ad un provvedimento politico che creerà certamente ulteriori difficoltà a noi cittadini.
E sia ben chiaro di non cedere alla semplice equazione Pareggio di bilancio = conti in liena = nessun problema.

Con una modifica votata dai 2/3 del Senato (quindi non è necessario il referendum confermativo) è stato modificato l’art.81 della Costituzione che introdurrà il cosiddetto pareggio di bilancio, cioè l’obbligo per lo Stato di pareggiare costi e ricavi.

Una norma importante, ma che nasconde un terribile effetto: la consegna definitiva del nostro paese nelle mani delle oligarchie bancarie e finanziarie, perché con il pareggio di bilancio lo Stato non sarà più in grado di controllare e indirizzare l’economia nazionale attraverso le politiche anticicliche. Lo stato sociale, il welfare sarà destinato alla scomparsa. Anche l’autonomia di regioni e comuni (art.119 Cost.) sono stati modificati
La nostra politica economica sarà gestita dalla BCE e dalle oligarchie dei poteri finanziari mondiali che controllano i flussi di credito agli Stati tramite l’acquisto di titoli del debito pubblico Sia Gran Bretagna, sia Repubblica Ceca non hanno aderito al trattato, mentre il nostro paese ha abbassato i pantaloni, praticamente suicidandosi.
Aggiungere restrizioni, quale un tetto rigido della spesa pubblica, non farebbe che peggiorare le cose”; soprattutto “avrebbe effetti perversi in  caso di recessione. Nei momenti di difficoltà diminuisce il gettito  fiscale e aumentano alcune spese tra cui i sussidi di disoccupazione.  Questi ammortizzatori sociali fanno aumentare il deficit, ma limitano la contrazione del reddito disponibile e del potere di acquisto.
“I grossi tagli di spesa e/o gli incrementi della pressione fiscale per raggiungere il pareggio danneggerebbero una ripresa già debole”. Il discorso vale anche in fase di crescita: il tetto alla spesa derivante dai vincoli di bilancio, infatti, fungerebbe da freno rendendoli incostituzionali “se non controbilanciati da riduzioni della spesa di pari importo”. In caso di emergenze, poi, il tetto potrebbe obbligare lo Stato a tagliare altri capitoli di spesa.

Le RSU SLC-FISTEL-UILCOM Lombardia sull’art.18

L’aspetto positivo è che tutte le RSU, delle 3 sigle confederali, chiedono di riaprire il confronto su pensioni e riforma del lavoro.

SLC CGIL Sindacato lavoratori Comunicazione
FISTEL CISL Federazione Informazione Spettacolo Telecomunicazioni
UILCOM UIL Unione Italiana Lavoratori della Comunicazione
RSU Telecom Italia Lombardia

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Ordine del Giorno

Il giorno 23 Marzo si è svolto in Milano presso la Camera del Lavoro, l’attivo delle RSU e delle strutture territoriali SLC-FISTEL-UILCOM per la presentazione della bozza di piattaforma del contratto di secondo livello di Telecom Italia Spa.
Pur se convocato con un ordine del giorno specifico l’incontro ha necessariamente affrontato la questione più generale oggi al centro del confronto sociale, ovvero l’iniziativa Governativa unilaterale di riforma del mercato del lavoro, accompagnata dall’intenzione di cancellare sostanzialmente le tutele previste dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
Alla luce anche dell’ennesimo pesante processo di ristrutturazione, e del combinato congiunto dell’innalzamento dell’età pensionabile e della modifica degli ammortizzatori sociali, la RSU di Telecom Italia della Lombardia di SLC-FISTEL-UILCOM chiede l’intervento sul governo al fine di riaprire il confronto su pensioni e mercato del lavoro e soprattutto ripristinare il reintegro per i licenziamenti illegittimi e senza giusta causa.

Milano, 23 marzo 2012

le Segreterie e le RSU Telecom Italia
SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM-UIL LOMBARDIA

Il Documento in PDF

Sintesi bozza CCNL TLC 2012-2014

Il link per la piattaforma è questo

Premessa

1)     Proposta unitaria in sintonia con la tradizione del settore e soprattutto nell’interesse delle lavoratrici e lavoratori.

2)     Il rinnovo del CCNL si riferisce a tutte le aziende del settore, committenti, outsourcer, appalti, insomma tutta la filiera e quindi deve parlare e rivolgersi ad aziende che hanno situazioni economiche diverse, complesse, talvolta contrastanti.

3)     La piattaforma proposta è emendabile, auspichiamo i suggerimenti di tutte/i per poi presentarla in sede di confronto nazionale sindacale e poi con le aziende (ASSTEL). Il limite dell’approvazione e del varo successivo è slittato ad inizio ottobre.

Scenario

Il settore dell’ICT presenti da alcuni anni una continua riduzione dei ricavi e una compressione dei margini.  Tale flessione ha impattato in modo negativo il resto della filiera TLC. La crisi economica si è fatta dunque sentire ma nel settore TLC ha creato comunque meno problemi, “il sistema tiene” e la ripresa, pur lenta, è in atto.

Si assiste a una lieve  riduzione del numero degli addetti interni alle aziende di TLC a fronte di una crescita degli addetti in Outsourcing.  In generale sembra molto ridotta la capacità di creare nuova occupazione.  Questa situazione sta comportando una riduzione del peso del settore sul PIL.

In Italia, l’assenza di una politica industriale regolamentata ed incentivante gli investimenti in innovazione ha creato grossi contraccolpi ed il settore ha visto però, in questi tre anni, contrarsi sia l’occupazione che la massa salariale complessiva in misura molto più che proporzionale rispetto al fatturato e questo si è registrato lungo l’intera filiera delle TLC (operatori con licenza, appalti informatici e impiantistici, call center). Pesano a livello occupazionale il mancato decollo degli investimenti sulla NGN, pesano i limiti di un sistema regolamentare farraginoso con un alto tasso di “contenzioso” tra gli stessi operatori e, sugli appalti/subappalti, pesa una costante politica di “deregulation” con gare al massimo ribasso, dumping, delocalizzazioni, deresponsabilizzazione dei grandi committenti.

Ci vogliono regole per dare equilibrio al settore e soprattutto ai lavoratori, dando garanzie ai più deboli.

Clausole sociali, garanzie nonché WELFARE

Il CCNL deve essere elemento centrale dando certezze ed uniformità di trattamento economico per tutti i lavoratori in tutto il territorio nazionale, per fronteggiare la forte competizione tra aziende che non diventi concorrenza selvaggia e sleale.

Ribadiamo la richiesta alle nostre controparti di farsi carico di forme di responsabilità in capo al committente per garantire la continuità occupazionale in caso di grave crisi o fallimento degli outsourcer e delle imprese a cui sono stati conferiti rami d’azienda, assegnando la commessa (con l’obbligo di assunzione dei lavoratori impiegati) ad un altro outsourcer operante nel medesimo territorio.

Introduzione di TABELLE di COSTO MEDIO per ORARIO LAVORO in base a livelli di specializzazione richiesti per fronteggiare concorrenza sleale, differenze di costi di gara troppo grandi.

Contrastiamo le delocalizzazioni mediante la garanzia alla privacy e della conservazione su territorio nazionale dei dati dei nostri clienti.

Aumento al 2% del contributo delle aziende per chi è iscritto a Telemaco e versa la quota mensile volontaria.

Prevedere che la modalità di adesione al Fondo Sanitario di Settore, per quei lavoratori che non abbiano nessun’altra copertura aziendale integrativa, sia automatica e basata sul meccanismo del silenzio/assenso.

Va resa effettivamente esigibile la trasformazione dei contratti da full-time in part-time con totale fruibilità delle richieste dei lavoratori in quelle aziende che applicano ammortizzatori sociali.

Rafforzamento dell’art. 22 del CCNL con l’inserimento della fattispecie del “telelavoro mobile o mobile working”, estendendo diritti e tutele minime e omogenee (verifica del rispetto dell’orario di lavoro, verifica delle prestazioni straordinarie, riconoscimento dei tempi di percorrenza e spostamento, ecc.) e demandando al livello di contrattazione aziendale

INQUADRAMENTO e PROFESSIONALITA’

Senza giri di parole, anche i riconoscimenti professionali sono salario per i lavoratori nonché un costo per le aziende ma che a fronte dell’alta professionalità dei lavoratori, richiesta per l’alta innovazione tecnologica e per fornire servizi eccellenti, è doverosa.

Introduciamo il passaggio automatico dopo 24 mesi per 3°à 4° e 36 mesi per 4° à 5°

Ampliare le figure professionali da passare al 5°S: specialista attività tecniche di rete ed operatore specialistico di customer care fermo restante gli accordi già presenti in azienda.

Si aggiungono al supporto specialistico, Progettista/Realizzatore di rete; Programmatore esperto; Supervisor attività di caring;

Distinguendo tra personale 6° operativo che necessita di uno specifico riconoscimento e personale 6° e 7° che svolge attività di coordinamento e – accettato il principio – demandare alla contrattazione aziendale la più chiara identificazione delle aree operative e delle aree di coordinamento.

Per la figura del Quadro, in virtù del riconoscimento alla categoria dei Quadri di un ruolo di responsabilità Civile e Penale derivante dalle mansioni svolte, si richiede la rivalutazione economica della “indennità di funzione” ferma dal 2000 (pari ad euro 98,13).

ASPETTI ECONOMICI e SALARIALI

Modifica dell’art.56 del CCNL affinché il contratto di II livello sia esigibile. I soldi del II° livello non compensano né escludono il I° livello nazionale.

IPCA (Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato su base europea)

La proposta è di 140 euro ben superiore al valore dell’IPCA in virtù del buon andamento del settore. Il precedente rinnovo era pari a 129 euro.

Che gli aumenti non siano assorbibili dall’azienda (come è accaduto in Ericsson).

Che l’Elemento di Garanzia Retributiva (II° livello do ve non c’è) sia esigibile

Fincantieri: piano ritirato

Mi fido sempre poco di queste scelte, di questi ritiri a dir poco improvvisati. La diffidenza nasce dal fatto che se davvero era utile per l’azienda licenziare com’è possibile che ora non lo sia più o meglio non è più così impellente ? Allora, si poteva evitare tutto ciò ?

Continuano a trattare i lavoratori come merce, come pacchi, come un orpello del mondo del lavoro e questo purtroppo lo determiniamo noi col nostro comportamento,  con le nostre scelte elettorali, con la nostra arrendevolezza.

In attesa che il tutto sia confermato, son contento perché anche le teorie proprio in voga tra i lavoratori e messi in circolo dai datori di lavoro “Tanto non possiamo fare nulla se l’azienda ha deciso”, “E’ inutile opporsi, cerchiamo solo di cavarcela” ebbene sono state sconfitte.

La protesta e la determinazione con cui è stata portata avanti ha portato ad un primo importantissimo risultato.

Dal Corriere della Sera

MILANO – L’amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono, ha ritirato il piano industriale dell’azienda. Lo si apprende da fonti sindacali secondo cui, durante il tavolo con governo e sindacati a Roma, Bono avrebbe detto: «Se queste sono le vostre richieste ritiro il piano». Urla e applausi hanno accolto la notizia tra i lavoratori che sfilavano in corteo.

«ATTACCATO DA TUTTI» – «Il piano presentato nei giorni scorsi non era una novità per nessuno – è stato lo sfogo di Bono – Sono una persona che si assume le proprie responsabilità ma con gli attacchi subiti da tutte le parti, da destra e sinistra, anche la mia forza viene meno. Ritiro il piano e spero che così si possano esorcizzare le tensioni».

DIMISSIONI BONO?«NON RISULTA» – Il ministro per lo Sviluppo economico Paolo Romani che ha salutato con soddisfazione il ritiro del piano di Fincantieri non crede alle ipotesi di dimissioni dell’amministratore delegato: «Non ho avuto questa impressione», ha detto

SOLO SOLUZIONI CONDIVISE – Senza una soluzione di ristrutturazione condivisa nessun cantiere della Fincantieri sarà chiuso ha poi rassicurato Romani. Il ministro, al termine dell’incontro con l’azienda e i sindacati, ha chiarito che il governo intende mettere a disposizione gli ammortizzatori e sostenere i nuovi indirizzi comunitari a favore della cantieristica navale e per questo, ha aggiunto, «con l’Europa ritengo si potranno trovare soluzioni compatibili con livelli occupazionali adeguati».

Paola Pica

Le battaglie non si perdono, si vincono sempre

Questa frase di E. Guevara mi rimbomba nella mente: penso a tutte quelle persone che davanti alle difficoltà, davanti al mondo che apparentemente non cambiava, non si sono arrese, né adeguate.
Spesso riteniamo che le battaglie che portiamo avanti debbano dare dei frutti immediatamente, dimenticando che ci sono istanze che non hanno mai fine, che vanno difese oltre che estese.
Penso a coloro che lottarono contro i fascisti, a quanti sono morti anni prima che il fascismo capitolasse; ricordo quante operaie ed operai sono morti sul lavoro, hanno subito fame, vessazioni, umiliazioni prima di poter giungere allo Statuto dei lavoratori o più semplicemente ottenuto un diritto.
Nessuno di loro aveva certezza che ce l’avrebbe fatta, che la loro idea si sarebbe concretizzata eppure non hanno esitato, non hanno lesinato alcuna energia per rendere concreta la loro volontà, mossi da una visione della società che andava ben oltre “l’immediato” o “il subito”.
Le battaglie non si perdono, si vincono sempre …… si è così, anche quando il padrone mi vuole convincere che tanto nulla cambierà, che abbiamo già perso, che se vuole ci toglierà quel diritto, che ci potrà esternalizzare e noi non potremo fare nulla se non piegare la testa o magari elemosinare una migliore collocazione, un occhio di riguardo o peggio svendere i nostri diritti.
Una volta si diceva che i diritti fossero insindacabili, irrinunciabili e non contrattabili; in molti, proprio tra i lavoratori, tra i cittadini, si sono abituati all’idea che invece possiamo svenderli, svendendo finanche noi stessi, mercificando il nostro corpo e soprattutto la nostra anima.
NON E’ COSI’ e NON CONSENTIRO’ a NESSUNO di trattarmi come un numero, una matricola, una pezza.
Penso ad una frase tratta dal film “Baaria” nel quale il padrone ripete in siculo “Tutto cambia, nulla cambia” ed invece il mondo cambia se lo vogliamo e soprattutto se riusciamo a portare avanti tra successo e sconfitte, tra passioni sociali ed umane, l’idea di una società migliore, più equa, più giusta. Una battaglia che non avrà mai fine ed alla quale non possiamo far mancare il nostro contributo, la nostra dedizione.
Solo così le battaglie non si perdono ma si vincono sempre perché, a prescindere dall’esito immediato, abbiamo vinto per il solo fatto di non aver piegato la testa, sostenendo un’idea di libertà, di uguaglianza, di diritti.
“La rassegnazione è un suicidio quotidiano” (Honoré de Balzac)

Elezioni Telemaco: vota SLC-CGIL

Prima di formulare una doverosa risposta a Vittorio Desicato della UILCOM, ti scrivo dall’account RSU SLC-CGIL Wind Campania perchè un po sintetizza la filosofia del nostro modo di fare sindacato. Una filosofia basata sulla foza della squadra, sull’unione di noi tutti, della CGIL, che è al servizio dei suoi iscritti e non iscritti, in sinergia con ognuno di noi che da il proprio contributo propositivo, fattivo e collaborativo  alla CGIL.
Io sono Gino Balzamo,una RSU della SLC-CGIL in Wind che da  anni, insieme a tutte le RSU della SLC-CGIL si batte e si adopera per rendere migliore la vita lavorativa di noi tutti, parlando e confrontandosi quotidianamente con le lavoratrici ed i lavoratori, non lesinando  disponibilità ed attenzione.
Pur deluso da scelte politiche che da decenni hanno svilito e mortificato i pensionati, l’entità della pensione, allungato ignobilmente l’età per andare in pensione con artifizi vergognosi, ho sempre sostenuto la necessità che noi tutti pensassimo con lungimiranza al nostro futuro pensionistico e la scelta di Telemaco, di una pensione complementare, la ritengo importantissima e fondante.
Ma Telemaco necessita di persone, di referenti che si adoperino nell’interesse degli iscritti, che sia ancora più trasparente, che si batta per rendere fiscalmente ancor di più conveniente questa scelta di aderire ad una pensione complementare, che offra nuove ed ulteriori modalità di dialogo con gli iscritti, che sia più aderente a criteri di etica sociale (non investendo in aziende o beni che siano contrari all’ambiente o alimentino dittature o guerre, ad esempio).
E sono convinto che votare SLC-CGIL significhi avere un’intera organizzazione a servizio degli iscritti; un’intera organizzazione che dia supporto a me oppure a tutti i referenti, le RSU, i militanti affinchè possano aiutare ed ascoltare gli iscritti.
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Aumentano le morti sul lavoro

Una mattina come tante; ti svegli, fai una colazione fugace, qualche chiacchiera con i familiari, la promessa di rivedersi la sera, insomma una mattina come tante. Ti avvii a lavoro, con tanti pensieri, mille impegni da mantenere, la voglia di essere presente per i tuoi familiari, i tuoi bambini, magari la partita di calcetto con gli amici.
A lavoro, avevi già segnalato quel pericolo all’azienda, alle RLS, ma nonostante la buona volontà e soprattutto alla ripetitività ed all’abitudine, non hai prestato la giusta attenzione …. ed è successo. Tutto in fumo, tutto finito.
Nel 2010, ben 1080 persone non sono rientrate a casa, in pratica 3 al giorno.

Rifletti su questo che sembra un numero ma invece significa MORTE
Dai 1050 del 2009, un incremento considerevole, assurdo …. nei periodi di crisi, la sicurezza è sempre più una chimera, perchè aziende vogliono risparmiare ed i lavoratori, sempre più sfruttati, accettano condizioni capestro. Beninteso che la troppa sicurezza, la ripetitività e l’abitudine dei lavoratori incide tantissimo sui numerosi incidenti.

Il totale dei morti sui luoghi di lavoro è di 593 , + 6,5% rispetto al 2009. Se si considerano i lavoratori morti in itinere o che lavorano sulle strade spostandosi con mezzi di trasporto propri o aziendali si arriva a contare 1080 vittime (487 vittime). Venticinquemila sono invece gli invalidi.

Le morti sui cantieri hanno superato l’agricoltura facendo registrare il 28,4% del totale delle vittime (167 morti). Il lavoro agricolo con il 28,1% (165 morti) ha fatto segnare comunque un incremento superiore al 4%. Seguono l’industria con il 12,5% del totale delle vittime (73 morti), l’autotrasporto con l’8,7% (51 morti), l’artigianato con il 4,4% (30 morti nell’installazione o manutenzione di impianti elettrici, fotovoltaici, revisione caldaie ecc.), l’Esercito italiano con l’1,9% (12 vittime di cui 11 in Afghanistan).

Tra le vittime gli stranieri sono stati il 10,1% (60 vittime) di cui il 41% romeni. Nella fascia d’età compresa tra i 19 e i 39 anni la percentuale raggiunge il 15% sul totale degli stranieri.

Ad agosto il ministro dell’Economia Giulio Tremonti aveva definito la legge 81/2008 (la legge sulla sicurezza sul lavoro): <<un lusso che non ci possiamo permettere>>

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