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Niente detassazione premio risultato

In Wind (ma il tema riguarda tutto il mondo del lavoro), stamane le lavoratrici ed i lavoratori si sono svegliati con un’amara sorpresa tra l’altro anticipata dall’azienda qualche giorno fa,

Non c’è stata la detassazione al 10% del premio perché il Governo non ha emanato il decreto attuativo. Quindi sono state pagate le tasse per intero, proprio come coloro che per il premio dell’anno scorso avevano superato i 40.000 euro lordi annui.

Recupereremo quanto pagato in più per le tasse ? Si, se ci sarà il decreto, altrimenti abbiamo dato un altro contributo alla baracca Italia

Quando ? Di sicuro entro l’anno.

Ma quanto ho pagato di tasse ? Qui ci vuole un po’ di attenzione.

Il mese di maggio si somma stipendio e premio e quindi la tassazione non è come le altre, è già di per se un pochino più alta (a prescindere dal 10% detassato o meno)

  • Prendi la busta paga
  • Cerca la voce “Imponibile non arrotondato
  • Cerca le voci “Contributo F.A.P. 9,19” e “Contributo F.A.P. 0,30” … qualcuno ha anche la voce “FAP Aggiuntivo 1%”
  • Dividi la somma delle tre (o due) voci FAP con imponibile arrotondato ed ottieni la percentuale di INPS pagata.

I soldi all’INPS si pagano a prescindere se il premio è detassato o meno.

  • A fine busta paga c’è la voce “Dati Fiscali” in particolare “Imp.Fisc.mese”. Segnati questo importo.
  • Nell’elenco delle spese in busta paga c’è “Imposta netta (cod. 1001)
  • Esegui “Imposta netta” / “Imp.Fisc.mese” ed otterrai la percentuale di tasse che hai pagato (sia ben chiaro che include sia le tasse pagate sullo stipendio che sul premio; in una situazione di premio tassato solo al 10% (cioè detassato) il calcolo sarebbe stato diverso perché sullo stipendio non c’è alcuna detassazione.

Ma io ho pagato esageratamente di più cioè quanto calcolato in tabella è molto ma molto differente da quanto ho incassato.

Beninteso che anche il contributo al FSW ed eventualmente a Telemaco sono aumentati, con le detrazioni per figli ed eventuale coniuge diminuiti, eventuali crediti si salderanno in fase di conguaglio a dicembre.

Wind – Premio Risultato 2011

La Commissione Premio Produzione ha diffuso stamane gli importi relativi al Premio di Risultato Wind, basato a grandi linee sulla qualità erogata nonchè sui risultati economici aziendali.

Il Premio è anche una modalità per redistribuire soldi ai lavoratori che hanno perseguito i risultati ed è basato sul livello inquadramentale; anche per il 2011 vige la tassazione al 10% per i redditi inferiori a € 40.000 lordi annui e per un importo max non superiore a 6000 euro.

La percentuale di premio ottenuta è 99,46%

Pertanto il premio lordo erogato è riportato nella tabella sottostante:

P.d.R. relativo al 2011

Livelli Premio Lordo
€ 2.273,00
4° (5 ore) € 1.421,00
4° (6 ore) € 1.705,00
€ 2.536,00
5° (5 ore) € 1.585,00
5° (6 ore) € 1.902,00
€ 3.030,00
6° (5 ore) € 1.894,00
6° (6 ore) € 2.273,00
€ 3.332,00
Q € 3.785,00

Mi sono poi divertito a fare qualche calcolo per avvicinarmi, per quanto possibile, al netto del premio

P.d.R. relativo al 2011

INPS

Livelli Premio Lordo 9.49%
€ 2.273,00  € 215,71
4° (5 ore) € 1.421,00  € 134,85
4° (6 ore) € 1.705,00  € 161,80
€ 2.536,00  € 240,67
5° (5 ore) € 1.585,00  € 150,42
5° (6 ore) € 1.902,00  € 180,50
€ 3.030,00  € 287,55
6° (5 ore) € 1.894,00  € 179,74
6° (6 ore) € 2.273,00  € 215,71
€ 3.332,00  € 316,21
Q € 3.785,00  € 359,20

Detratta la cifra per la pensione, si calcolano le tasse; c’è differenza tra chi paga al 10% (reddito lordo annuo 2011 inferiore a € 40.000) oppure la normale tassazione (che per comodità l’ho fissata al 24% ma è una stima arbitraria)

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Wind – Incontro del 20-3-2012

SLC – CGIL Sindacato Lavoratori Comunicazione
FISTel – CISL Federazione Informazione Spettacolo e Telecomunicazioni
UILCOM – UIL Unione Italiana Lavoratori della Comunicazione

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Roma, 22 marzo 2012

COMUNICATO

Il giorno 20 marzo si è svolto a Roma, presso la sede di Unindustria, l’incontro fra la Wind e le Segreterie Nazionali, territoriali e le RSU di SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM-UIL.
L’incontro era previsto dal lodo ministeriale con cui, lo scorso 27 gennaio, il Ministero dello Sviluppo Economico aveva sancito la sospensione sino al 30 giugno dello studio sulla esternalizzazione della gestione della rete.
Il sindacato confederale, forte soprattutto della grande mobilitazione dei mesi scorsi, è pronto al confronto. L’azienda sappia che il fallimento del tavolo ministeriale sarebbe solo e soltanto imputabile all’azienda.

Sul tema del contratto aziendale le Segreterie Nazionali, preso atto della indisponibilità aziendale a discuterne il merito in virtù della trattativa in corso per il rinnovo del Contratto Nazionale di Lavoro, hanno ribadito la propria posizione, sottolineando l’urgenza di affrontare il tema del Premio di risultato per garantirne  l’erogazione per il 2012.
Al termine dell’incontro le parti hanno deciso di iniziare il confronto sull’organizzazione del “Network Operation” a partire dal prossimo 27 marzo così da poter effettuare il primo incontro di verifica in sede ministeriale entro il mese di
aprile.

Il Comunicato in PDF

Wind Retail – comunicato sindacale

Le RSA (Rappresentanti Sindacali Aziendali) SLC-CGIL Campania di Wind Retail ed il coordinamento delle RSU Wind SLC-CGIL Campania, in continuazione col lavoro sindacale finora svolto, a fronte del silenzio dell’azienda che si protrae da mesi in merito alle tante segnalazioni provenienti dai lavoratori finora disattese, intendono proclamare nel più breve tempo assemblee in ogni posto di lavoro.

L’atteggiamento propositivo, costruttivo e responsabile del sindacato purtroppo non ha trovato pari atteggiamento da parte dell’azienda.

Riferendosi anche al comunicato della SLC-CGIL nazionale del 6 dicembre 2011 nonché a quello unitario del 21 novembre 2011, le lavoratrici ed i lavoratori di Wind Retail da mesi sono costretti a lavorare in condizioni non sempre rispettose dei contratti nonostante le segnalazioni e le pressioni sindacali.

L’organico numericamente inadeguato ed insufficiente è sopperito con spirito di sacrifico ed abnegazione da parte delle lavoratrici e dei lavoratori, ma ciò non può prevaricare sull’incolumità degli stessi, ovvero lavorare da soli per molte ore, impendendo loro di allontanarsi dal luogo di lavoro anche per esigenze fisiologiche personali. Ciò comporta anche cambi di turnazione comunicati la sera prima per il mattino successivo (talvolta anche quando i lavoratori sono a casa, fuori turno).
Abbiamo stigmatizzato e condannato l’atteggiamento aziendale in merito agli spostamenti tra sedi diverse dei lavoratori, spesso obbligando gli stessi, senza il giusto preavviso (dov’è il jolly?) ed abusando della norma “dei 50 km”.
Anche sulla pratica di imporre il giorno di ferie in caso di chiusura festiva del centro commerciale è fuori dal nostro contratto nazionale TLC, al pari del mancato riconoscimento delle indennità per i festivi.

Restiamo ancora in attesa dei dati relativi al Premio di Risultato nonché alla stesura di un Contratto di Secondo Livello.
Siamo preoccupati dell’installazione in alcuni centri di ripetitori di segnale wireless che, seguendo il principio di precauzione, richiedono sicurezze ambientali in merito, senza dimenticare che riteniamo non adeguato al profilo professionale, tra l’altro in assenza anche di specifica formazione, la pratica di far svolgere le pulizie ai lavoratori, utilizzando anche prodotti chimici potenzialmente pericolosi.

Perseverano atteggiamenti “da mero comando” da parte dei responsabili che certamente non alimentano un clima adeguato ad un moderno ed efficiente luogo di lavoro.

Per molti mesi, il confronto serrato, propositivo e continuo tra l’azienda ed il sindacato ha portato a migliorie ed efficientamento, ma l’atteggiamento di chiusura aziendale porterà a momenti di tensione che non sono utili alle controparti.

Pertanto si auspica che l’azienda fissi una serie di incontri territoriali al fine di attivare il processo relazionale tra la Wind Retail s.r.l. e la SLC-CGIL Campania.

Napoli, 05-03-2012                                         Coordinamento RSU SLC-CGIL Wind e RSA Wind Retail

Sulla scuola pubblica

Quando la scuola pubblica è cosa forte e sicura, allora, ma allora soltanto, la scuola privata non è pericolosa. Allora, ma allora soltanto, la scuola privata può essere un bene. Può essere un bene che forze private, iniziative pedagogiche di classi, di gruppi religiosi, di gruppi politici, di filosofie, di correnti culturali, cooperino con lo Stato ad allargare, a stimolare, e a rinnovare con varietà di tentativi la cultura.

Al diritto della famiglia, che è consacrato in un altro articolo della Costituzione, nell’articolo 30, di istruire e di educare i figli, corrisponde questa opportunità che deve essere data alle famiglie di far frequentare ai loro figlioli scuole di loro gradimento e quindi di permettere la istituzione di scuole che meglio corrispondano con certe garanzie che ora vedremo alle preferenze politiche, religiose, culturali di quella famiglia. Ma rendiamoci ben conto che mentre la scuola pubblica è espressione di unità, di coesione, di uguaglianza civica, la scuola privata è espressione di varietà, che può voler dire eterogeneità di correnti decentratrici, che lo Stato deve impedire che divengano correnti disgregatrici. La scuola privata, in altre parole, non è creata per questo.

La scuola della Repubblica, la scuola dello Stato, non è la scuola di una filosofia, di una religione, di un partito, di una setta. Quindi, perché le scuole private sorgendo possano essere un bene e non un pericolo, occorre:
– che lo Stato le sorvegli e le controlli e che sia neutrale, imparziale tra esse. Che non favorisca un gruppo di scuole private a danno di altre.
– che le scuole private corrispondano a certi requisiti minimi di serietà di organizzazione.

Solamente in questo modo e in altri più precisi, che tra poco dirò, si può avere il vantaggio della coesistenza della scuola pubblica con la scuola privata. La gara cioè tra le scuole statali e le private. Che si stabilisca una gara tra le scuole pubbliche e le scuole private, in modo che lo Stato da queste scuole private che sorgono, e che eventualmente possono portare idee e realizzazioni che finora nelle scuole pubbliche non c’erano, si senta stimolato a far meglio, a rendere, se mi sia permessa l’espressione, “più ottime” le proprie scuole. Stimolo dunque deve essere la scuola privata allo Stato, non motivo di abdicazione. Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito. Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la scuola privata non è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito. Ma c’è un’altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime.

Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Leggi tutto

Fiat, lettera di un operaio: «Caro Sergio, saremo noi a perdere tutto»

http://www.unita.it/news/economia/101621/fiat_lettera_di_un_operaio_caro_sergio_saremo_noi_a_perdere_tutto

Caro Sergio, Non posso nascondere l’emozione provata quando ho trovato la sua missiva, ho pensato fosse la comunicazione di un nuovo periodo di cassa integrazione e invece era la lettera del «padrone», anzi, chiedo scusa: la lettera di un collega. Ho scoperto che abbiamo anche una cosa in comune, siamo nati entrambi in Italia. Mi trova d’accordo quando dice che ci troviamo in una situazione molto delicata e che molte famiglie sentono di più il peso della crisi. Aggiungerei però che sono le famiglie degli operai, magari quelle monoreddito, a pagare lo scotto maggiore, non la sua famiglia. Io conosco la situazione più da vicino e, a differenza sua, ho molti amici che a causa dei licenziamenti, dei mancati rinnovi contrattuali o della cassa integrazione faticano ad arrivare a fine mese. Ma non sono certo che lei afferri realmente cosa voglia dire.

Quel che è certo è che lei ha centrato il nocciolo della questione: il momento è delicato. Quindi, che si fa? La sua risposta, mi spiace dirlo, non è quella che speravo. Lei sostiene che sia il caso di accettare «le regole del gioco» perché «non l’abbiamo scelte noi». Chissà come sarebbe il nostro mondo se anche Rosa Lee Parks, Martin Luther King, Dante Di Nanni, Nelson Mandela, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Emergency, Medici senza Frontiere e tutti i guerrieri del nonostante che tutti i giorni combattono regole ingiuste e discriminanti, avessero semplicemente chinato la testa, teorizzando che il razzismo, le dittature, la mafia o le guerre fossero semplicemente inevitabili, e che anziché combatterle sarebbe stato meglio assecondarle, adattarsi. La regola che porta al profitto diminuendo i diritti dei lavoratori è una regola ingiusta e nel mio piccolo, io continuerò a crederlo e a oppormi.

Per quel che riguarda Pomigliano, le soluzioni che propone non mi convincono. Aumentare la competitività riducendo il benessere dei lavoratori è una soluzione in cui gli sforzi ricadono sugli operai. Lei saprà meglio di me come gestire un’azienda, però quando parla di «anomalie» a Pomigliano, non posso non pensare che io non conoscerò l’alta finanza, ma probabilmente lei non ha la minima idea di cosa sia realmente, mi passi l’espressione, «faticare».

Non so se lei ha mai avuto la fortuna di entrare in una fonderia. Beh, io ci lavoro da 13 anni e mentre il telegiornale ci raccomanda di non uscire nelle ore più calde, io sono a diretto contatto con l’alluminio fuso e sudo da stare male. Le posso garantire che è già tutto sufficientemente inumano. Costringere dei padri di famiglia ad accettare condizioni di lavoro ulteriormente degradanti, e quel che peggio svilenti della loro dignità di lavoratori, non è una strategia aziendale: è una scappatoia. Ma parliamo ora di cose belle. Mi sono nuovamente emozionato quando nella lettera ci ringrazia per quello che abbiamo fatto dal 2004 ad oggi, d’altronde come lei stesso dice «la forza di un’ organizzazione non arriva da nessuna altra parte se non dalle persone che ci lavorano». Spero di non sembrarle venale se le dico che a una virile stretta di mano avrei preferito il Premio di risultato in busta paga oppure migliori condizioni di lavoro. Oppure poteva concedere il rinnovo del contratto a tutti i ragazzi assunti per due giorni oppure una settimana solo per far fronte ai picchi di produzione, sfruttati con l’illusione di un rinnovo e poi rispediti a casa. Lei dice che ci siete riconoscenti. Ci sono molti modi di dimostrare riconoscenza. Perché se, come pubblicano i giornali, la Fiat ha avuto un utile di 113 milioni di euro, ci viene negato il Premio di produzione? Ma immagino che non sia il momento di chiedere. D’altronde dopo tanti anni ho imparato: quando l’azienda va male non è il momento di chiedere perché i conti vanno male e quando l’azienda guadagna non è il momento di fermarsi a chiedere, è il momento di stringere i denti per continuare a far si che le cose vadano bene.

Lei vuole insegnarci che questa «è una sfida che si vince tutti insieme o tutti insieme si perde». Immagino che comprenda le mie difficoltà a credere che lei, io, i colleghi di Pomigliano e i milioni di operai che dipendono dalle sue decisioni, rischiamo alla pari. Se si perderà noi perderemo, lei invece prenderà il suo panfilo e insieme alla sua liquidazione a svariati zeri veleggerà verso nuovi lidi. Noi tremeremo di paura pensando ai mutui e ai libri dei ragazzi, e accetteremo lavori con trattamenti ancora più più svilenti, perché quello che lei finge di non sapere, caro Sergio, è che quello che impone la Fiat, in Italia, viene poi adottato e imposto da ogni altro grande settore dell’industria.
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Beghelli lancia il fotovoltaico a concentrazione domestico

Prendi un pannello solare, riduci di tre volte le dimensioni a parità di “potenza” e taglia il prezzo. «E’ il futuro dell’energia solare, destinata ad alimentare tutti i bisogni energetici del nostro pianeta» azzarda il premio Nobel per la fisica Zhores Alferov. Sua la tecnologia di base. Ma a tradurla in pratica è l’italianissima Beghelli, con un prototipo già realizzato e la promessa di commercializzare i nuovi pannelli fotovoltaici elettronici ad alta concentrazione entro fine anno, ingaggiando un testa a testa con le più avanzate industrie mondiali del settore. Il lancio ufficiale – anticipa il presidente Gianpietro Beghelli – avverrà con la riconversione all’energia solare di un ospedale a Cuba e con una iniziativa di assistenza in Africa che donerà energia ad una missione dei salesiani.

Genio da Nobel e ingegneria italiana. Tutto nasce dalle idee sfornate da Alferov alla fine degli anni ’50, sperimentate con i satelliti russi Sputnik. E ora «i grandi passi avanti nella microelettronica hanno permesso il miglioramento dei parametri di produzione delle celle solari che, già applicati all’ingegneria aerospaziale, possono avere un effettivo impiego anche in ambito terrestre» rimarca Alferof. Che traccia la nuova frontiera: «le celle solari di nuovo tipo consentono di superare la soglia del 38% di efficienza, con l’obiettivo di raggiungere il 55% nell’immediato futuro».

Potenza e assoluta convenienza, promettono gli artefici, anche se per ora non azzardano confronti di prezzo con i pannelli già esistenti: appuntamento in autunno. In ogni caso «con gli attuali incentivi del conto energia un impianto può essere largamente ripagato in meno di dieci anni con almeno venti anni di vita operativa».

Per ora accontentiamoci di ciò che esibisce il prototipo: le celle a tripla giunzione a base di gallio, germanio e indio occupano ciascuna un quadratino di 3 millimetri contro i 110 mm di quelle a silicio cristallino. Ogni modulo fotovoltaico di questo genere promette una potenza di 150 watt racchiusa in meno di un metro quadro con un peso inferiore ai 30 chili.

Federico Fendina
Fonte: Il Sole 24 ore

Detassazione dei R.O.L. equiparati ai premi di risultato

Il decreto legge 93 del 2008 prevede, tra l’altro, la detassazione degli straordinari e dei premi di risultato o produttività.
Il 22 ottobre 2008 l’agenzia delle entrate, con la circolare 59/E precisa che i citati ROL vanno equiparati in maniera estensiva ai premi di risultato.
Ora il decreto legge è stato sostituito dalla legge 2 del 28 gennaio 2009 ove si rinnova la detassazione per il premio di risultato (non per gli straordinari).
La circolare 59/E sarà ancora valida ?
Ci auguriamo di SI.

Cosa non mi piace nel “PERFORMANCE MANAGEMENT”

Il 20 ottobre è partita, in via sperimentale, la gara, per service team, di “PERFORMANCE MANAGEMENT”. Da quando è comparsa, all’orizzonte, questa “novità” c’è una domanda che, ogni tanto, mi è posta. Perché non ti piace il P.M.?
La domanda è lecita e pertinente, ma mal posta. L’aver espresso perplessità non comporta per se pregiudizio contro i sistemi premianti. Anzi, ben vengano. Ma è, questo progetto, così com’è impostato che, non mi convince. Un tema di così evidente e forte impatto – a maggior ragione in un periodo congiunturale, con uno storico ritardo dei nostri livelli retributivi; e che investe anche il modo di stare al lavoro (relazioni con l’azienda e tra lavoratori. – Attenzione, di tutti i lavoratori; anche di quelli non direttamente coinvolti nella gara), meritasse maggiore attenzione da parte di azienda e sindacato – nei loro rispettivi ruoli – ed un franco confronto con i lavoratori. Cose abbondantemente mancate.
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Finalmente la decontribuzione PdR

Finalmente, dopo mesi di attesa, petizioni e pressioni di tutti i generi, la decontribuzione del premio di risultato Wind diventa realtà.
Certo, la soglia di decontribuzione doveva essere del 5% e non del 3% così come previsto dalla legge 247/2007 (”protocollo welfare”), alcune aziende, come Telecom, non l’hanno ricevuta (con la SLC-CGIL che ha chiesto di non prelevare ai lavoratori lo sgravio anticipato in virtù delle difficoltà economiche del Paese e dei lavoratori).
Wind, così come le aziende del gruppo che Weather, ottengono questo buon risultato che in realtà non ci da nulla in più di quanto dovevamo già avere ma per colpa del Governo Berlusconi (che ha decontribuito i premi erogati solo dal 1° luglio 2008) e di prassi burocratiche farraginose, rischiavamo di perdere.
Poco male, rientriamo in possesso di quanto dovuto proprio sulla busta paga di gennaio 2009.
Per verificare l’ammontare, bisogna calcolare il 3% del proprio stipendio lordo annuo ottenendo la soglia o tetto di decontribuzione massimo. Del tetto o soglia, calcolare il 9,49% (è quanto versiamo di contributi all’INPS) ed ecco calcolato il proprio sgravio.
Desidero ringraziare tutti coloro che si sono adoperati a tutti i livelli ed in diverso modo per fare pressioni, condividere informazioni, insomma per essere parte attiva contro la burocrazia.
Articoli precedenti: Aggiornamenti; Firma;PdR

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